Donne e automobili che portano i figli a scuola

Le donne guidano meglio degli uomini, è un dato statisticamente assodato e basta fare un preventivo presso qualsiasi compagnia per averne conferma. Quindi care amiche, se vi riconoscete in questo post non abbiatene a male, del resto la mia non è una rilevazione statistica ma solo un’osservazione basata su ormai 10 anni di esperienza accumulata portando le mie figlie a scuola.

VECCHI CATORCI (le macchine, non le donne)

Possiedono ancora l’utilitaria che avevano prima di sposarsi, comprata magari a rate con il primo lavoro o in parte finanziata dal papà. Hanno fatto il primo tagliando obbligatorio, poi nella maggioranza dei casi più nulla. In molti casi hanno ancora lo stesso olio motore, lo stesse pasticche e la stessa frizione che avevano appena uscite dalla fabbrica e va da se che dopo 7-10 anni e più di 150.000 chilometri ne è rimasto ben poco. Ormai la macchina frena in parte con le pinze che toccano direttamente i mozzi e in parte con l’attrito tra i vari componenti che non sono mai stati lubrificati. La frizione non stacca, per far partire la macchina bisogna staccare il piede e posizionarlo sotto al pedale della frizione e poi spingere con forza verso l’alto mentre le batterie che ancora funzionano sono un caso di studio nell’ambito scientifico finalizzato alla ricerca di fonti energetiche inestinguibili. Va da se che la selezione naturale ha ridotto di molto il parco macchine e anche i modelli rimasti sono rappresentativi di una qualità ormai introvabile. Volkswagen, Toyota, Citroen, qualche Hunday e incredibilmente qualche Fiat Punto la cui centralina è andata in vacanza anni fa e di conseguenza le varie luci/indicatori della macchina si accendono in modo del tutto casuale rendendo di fatto ancor più imprevedibile il comportamento delle giovani e meno giovani mamme.

Va da se che con macchine così conciate le puerpere non hanno nessuna remora ne paura di ammaccarle ne di incorrere in incidenti a cui anzi sono ormai avvezze; quindi guidano senza guardare, senza pensare e senza preoccuparsi di altre macchine, pedoni, buche, sensi vietati, pozzanghere, ecc. ecc. Sono un pericolo costante, se ne vedete una nelle vicinanze statene alla larga e soprattutto non sperate mai vi concedano una precedenza o vi permettano di immettervi nella strada principale, per loro semplicemente non esistete e non esiterebbero neanche un istante se si tratta di venirvi addosso per confermare la loro ragione. E, nel malcapitato caso ci facciate un incidente, non scendete dalla macchina per nessuna ragione, barricatevi dentro e chiamate la polizia.

NUOVE NUOVE (sempre le macchine, non le donne)

Ovvia evoluzione del caso precedente, quando finalmente quell’insieme indistinguibile di lamiera, grasso, fili, olii combustibili, plastiche unitamente a quel mistero scientifico della batteria inestinguibile decide di passare a miglior vita, in famiglia si decide per l’acquisto di una nuova macchina per la moglie. Venendo dal caso precedente le donne non hanno mai grosse velleità sulla scelta del modello ed è quindi il marito a indirizzare la scelta determinata giocoforza dalle scarse possibilità economiche. Nonostante si tratti di modelli “base” dal momento dell’acquisto alla prima messa in strada non passa giorno in cui il marito non tenti di catechizzare la propria moglie sull’importanza di tenere al meglio la nuova vettura che ha spesso contribuito ad acquistare e la cui durata si spera sia almeno uguale, se non superiore a quella delle precedente. 
Queste continue raccomandazioni, oltre a generare un diffuso giramento di palle con conseguenze ovvie nella sfera sessuale e spesso alimentare della vita di coppia, instaurano nella moglie una sana preoccupazione circa il mantenimento del mezzo e quindi vengono condizionate nel loro approccio alla guida passando, come risulta ovvio in caso di donne, da un estremo all’altro. 

Vanno pianissimo, fanno passare chiunque, fosse anche una lumaca che attraversa la strada, danno la precedenza a tutti e se ve la trovate davanti prima di una rotonda allora fermate tutto, chiamate l’ufficio e avvisate che vi prendete un giorno di ferie, anzi due. Se invece dovete uscire dal parcheggio sfruttate l’occasione e non appena ne identificate una state pur certi che riuscirete a passare.

LE DONNE CON LA MACCHINA DEL MARITO

Caso incredibilmente peggiorativo del precedente. La macchina della moglie è rotta o magari stanno aspettando quella nuova, sta di fatto che per l’incombenza di accompagnare i figli a scuola il marito è stato costretto giocoforza a lasciargli la macchina. La macchina del marito è generalmente più grande, al terrore di dover sentire le urla del marito in caso di incidente si aggiunge il panico di guidare una macchina le cui misure risultano inimmaginabili per la guidatrice. Così, pur abituata a guidare una macchina magari di soli 10 cm più corta, salendo in quella del marito percepirà una lunghezza pari a quella di un pullmann e per essere sicura prenderà le misure sterzando come se guidasse un autoarticolato. Se non le riconoscete in anticipo siete spacciati, al primo incrocio vedrete la macchina davanti a voi proseguire dritta e mentre voi state iniziando a svoltare a destra per prendere la via di scuola all’improvviso vedrete la macchina che vi precedeva e che pensavate ormai in un’altra circoscrizione sterzare all’improvviso per fare la vostra stessa strada. Il peggio però si scatena al momento del parcheggio: vicino a uno spazio dove probabilmente è possibile far atterrare un aereo la donna fermerà la macchina in mezzo la strada e passerà almeno dieci minuti buoni a valutare se c’entra o meno. Eventualmente deciso che forse, con qualche manovra può farcela, inizierà una serie di operazioni al cui confronto l’aggancio dello shuttle alla stazione orbitale sembra una passeggiata. Come nel caso precedente si vi succede di trovarvela davanti mentre cerca di parcheggiare lasciate perdere, fermate tutto, scendete e andate tranquillamente al lavoro con i mezzi. Quando tornate, la troverete ancora la a cercare di parcheggiare.

Va da se che la problematica è direttamente proporzionale alle dimensioni dell’automobile del marito, se disgraziatamente questo possiede un suv possono scatenarsi situazioni di blocco tale da rendersi necessario l’intervento della protezione civile con l’ausilio di elicotteri.

DONNE IN CARRIERA

Sono donne con un discreto successo professionale, la macchina se la sono scelta e comprata da sole ed è spesso una macchina con un certo prestigio. Sanno guidare, non hanno timore e tengolo all’integrità del loro mezzo, hanno un solo difetto: sono perennemente in ritardo. Sono lanciatissime come la loro carriera unita al fatto che come tutte le donne devono anche prendersi cura della casa, della prole e dello sconsiderato uomo che hanno sposato chiedendosi continuamente perché. Arrivano a razzo, le vedi da lontano. Se sono imbottigliate nel traffico, magari in uno spazio dove al massimo si riesce a ingranare la seconda prima di doversi rifermare, loro sgommano, sgasano, mettono fino alla terza e poi inchiodano a un millimetro dall’auto che le precede. Non sono pericolose in se fino a che non scendono dalla macchina ma il loro modo di guidare trasmette un ansia e un nervosismo difficilmente eguagliabili. Cercate di farle passare se le vedete.

DONNE CON LA SMART

Categoria a parte. Le smart vengono vendute solo a donne che superano un determinato test fisiognomico dato dalle seguenti caratteristiche stringenti: 

  • Tirarsela
  • Trucco sempre visibile
  • Acconciatura con coda
  • Tirarsela
  • Labbra sporgenti
  • Puzza sotto al naso
  • Tirarsela

A questo va aggiunto un requisito fondamentale: saper guidare truccandosi e parlando al telefono contemporaneamente.

Per il resto sono totalmente refrattarie a ogni regola del codice della strada, a ogni forma di buon senso e va da se a ogni forma di civile convivenza con il prossimo. Se non avete un bazooka in macchina armatevi di santa pazienza e pensate che alla sera finisce a casa di qualcuno che non siete voi. Esistono rare eccezioni (tutte le mie amiche che possiedono una smart ovviamente).

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