Cronaca di una caduta

sottotitolo: come la speranza vince sempre sull’esperienza

Giornata di sci a Ovindoli con 14 gradi e una neve ridotta a una granita semiliquida ad eccezione delle piste più alte dove è ancora possibile sciare.

Fine giornata, la macchina è parcheggiata da un’altra parte rispetto alla cabinovia, per evitare 2 km a piedi faccio prendere la funivia a moglie e figlie mentre mi avventuro in una discesa con gli sci fino a valle per arrivare al percheggio.

Nonostante mi definisca uno sciatore esperto e bravino, visto il muro e le condizioni della pista opto per un più tradizionale e sicuro spazzaneve tra una diagonale e l’altra. Arrivato in una zona d’ombra la neve mi sembra più compatta e commetto il primo dei tre fatali errori, tutti legati al fatto che la speranza possa vincere l’esperienza. Ingolosito dalla neve apparentemente compatta e dalla difficoltà della pista, abbandono lo spazzaneve per iniziare una breve cristiania ma l’impresa va in vacca già alla prima curva: non appena gli sci puntano verso valle, questi sprofondano nella neve sciolta interrompendo di fatto la rotazione e lasciando il non trascurabile peso del sottoscritto in balia dell’attrazione gravitazionale.

Il panico è immediato, di nuovo l’esperienza mi consiglia di buttarmi a terra ma la speranza di riprendere il controllo ha nuovamente la meglio (e due): dopo 4 metri sono probabilmente vicino ai 100 Km/h, l’aria intorno a me vortica e temo di sentire da un momento all’altro il bang supersonico. Realizzo, con un pizzico di rammarico, che forse era meglio buttarsi per terra quando l’idea mi aveva sfiorato, mentre ora è troppo tardi visto il pericolo concreto di disintegrarmi nell’impatto. Mentre sento il calore generato dall’attrito con l’aria mi si formula, nitido, il secondo rammarico: “perchè cazzo non ho continuato con lo spazzaneve?” cui il panico e la situazione aggiungono: “perchè cazzo non sono sceso con la cabinovia camminando poi per 2 km a piedi?” Aspetto con una certa apprensione domandandomi cosa mi riserveranno i prossimi 4-6 secondi quando lo sci destro prende una corsia preferenziale scolpita nella neve/fango/ghiaia scartando leggermente a destra. Di nuovo l’esperienza mi suggerisce di alzare lo sci e lasciarmi cadere sul fianco opposto ma di nuovo (e tre) la speranza mi suggerisce di assecondare l’improvvisa rotta dello sci ammutinato per completare quella curva pensata e iniziata ormai venti metri più in alto. Spigolo lo sci sinistro per iniziare la rotazione, in un istante: ESPLODO!

Nell’istante in cui spigolo l’attacco sinistro reagisce da manuale (vivaddio) separando il proprio destino e quello dello sci dal mio scarpone, mentre spicco il volo con la testa in avanti lo sci ammutinato (il destro) urta la neve decidendo conseguentemente di proseguire il volo solitariamente tentando un’improbabile planata sul bosco sottostante. Sono in volo, sento l’aria intorno a me che schiaffeggia i vestiti, non ripenso alla vita intera ma alla faccia seriosa di mia moglie mentre mi ripete, seduta al mio capezzale: “te l’avevo detto di scendere con noi”.

Qualcosa dei miei trascorsi di portiere riemerge tra i miei pensieri, quanto basta per farmi fare una mezza rotazione ed evitare così l’impatto di faccia spostando il problema a carico della spalla e della schiena.

Lo schianto: conscio delle elementari leggi della fisica mi preparto alla botta ma in realtà mi accorgo che la pappa immonda cui è ridotta la pista mi accoglie tutto sommato senza troppo rancore e mi accompagna per buoni 20 metri prima che l’atrito faccia il suo dovere arrestando la mia discesa; non appena fermo faccio le seguenti considerazioni:

1. Ho tutti gli arti attaccati

2. Riesco a muoverli tutti

3. Non sto prendendo fuoco nonostante l’attrito generato

4. Il telefono è intatto e funziona

5. La macchina fotografica è intatta e funziona

6. La cabinovia incombe sopra di me, tutti (TUTTI) sono affacciati a godersi la scena

7. Lo sci sinistro è a 20 metri più in alto

8. Lo sci destro è scomparso

9. Ho neve mista acqua in ogni parte del mio corpo e tra ogni strato dei miei vestiti

10. Mia moglie me l’aveva detto

11. Anche io me l’ero detto, tre volte…..

12. Sento un certo dolore alla schiena…..

Vabbè, tutto sommato è andata bene!

Pigramente background image