sottotitolo: come la speranza vince sempre sull’esperienza
Giornata di sci a Ovindoli con 14 gradi e una neve ridotta a una granita semiliquida ad eccezione delle piste più alte dove è ancora possibile sciare.
Fine giornata, la macchina è parcheggiata da un’altra parte rispetto alla cabinovia, per evitare 2 km a piedi faccio prendere la funivia a moglie e figlie mentre mi avventuro in una discesa con gli sci fino a valle per arrivare al percheggio.
Nonostante mi definisca uno sciatore esperto e bravino, visto il muro e le condizioni della pista opto per un più tradizionale e sicuro spazzaneve tra una diagonale e l’altra. Arrivato in una zona d’ombra la neve mi sembra più compatta e commetto il primo dei tre fatali errori, tutti legati al fatto che la speranza possa vincere l’esperienza. Ingolosito dalla neve apparentemente compatta e dalla difficoltà della pista, abbandono lo spazzaneve per iniziare una breve cristiania ma l’impresa va in vacca già alla prima curva: non appena gli sci puntano verso valle, questi sprofondano nella neve sciolta interrompendo di fatto la rotazione e lasciando il non trascurabile peso del sottoscritto in balia dell’attrazione gravitazionale.
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